Nota di fine anno del Tavolo Veneto della Moda
Intervista a Roberto Bottoli, coordinatore del Tavolo
E’ tempo di bilanci di fine anno, ma soprattutto di prospettive per il 2023 per il sistema moda. Ne parliamo con il coordinatore del Tavolo della moda del Veneto Roberto Bottoli. Il tavolo della moda – un unicum a livello nazionale – riunisce le categorie datoriali maggiormente rappresentative a livello regionale (Confindustria, Confartigianato, CNA, Confcommercio, Confesercenti) e costituisce quindi un osservatorio privilegiato delle trasformazioni in atto nel settore.
Inizia subito Bottoli: “Dicevano già anni orsono: Il tessile-abbigliamento in Italia ha poco futuro, è un settore maturo! Maturo a chi? E dunque Roberto Bottoli espone i dati del Sistema Moda; un settore che a livello nazionale e ancor più a livello veneto dimostrano una grande vitalità e che ha saputo superare brillantemente anche le pesanti implicazioni della pandemia confermando eccezionale resilienza (termine un po’ abusato ma molto pertinente anche perché l’attributo resiliente è originario delle caratteristiche delle fibre di lana). “Il settore moda è uno degli asset strategici della manifattura italiana, da sempre capace di produrre ricchezza e occupazione e di mettere in campo un patrimonio di competenze artigianali e imprenditoriali uniche nel loro genere: un settore che da solo vale più di 80 miliardi di fatturato e 500.000 addetti (di cui circa 300.000 nelle sole PMI) concentrati nelle 5 regioni trainanti il settore: l’Emilia-Romagna, la Lombardia, le Marche, la Toscana, e il Veneto. In Veneto il comparto moda conta 9.500 unità produttive (17,6% del totale manifatturiero regionale), 7.626 unità della distribuzione, fattura 18 miliardi di euro, assorbe quasi 100 mila addetti ed esporta per un valore di oltre 9 miliardi di euro, dato, quest’ultimo che rende la moda, dopo la meccanica, il settore trainante le esportazioni della Regione. Ma non solo: il comparto, insieme alla meccanica e alle produzioni chimiche, è anche il settore che contribuisce in misura più rilevante al surplus della bilancia commerciale regionale. E a questi dati si devono aggiungere quelli del commercio non solo per i fatturati interni ma anche come veicolo promozionale del Made In Italy tramite i milioni di turisti che visitano il nostro Paese”.”
“Non è mai facile fare un bilancio di fine anno su un settore così diversificato che comprende la filiera del tessile, della confezione il calzaturiero, l’occhialeria, gli accessori e tutte le attività complementari quali stampa, ricamo, lavaggi e trattamenti speciali e un’infinità di altre varianti. Anche perché – continua Bottoli – bisogna poi tenere presente che all’interno di queste filiere vi sono posizionamenti molto diversi tra le aziende. Vi sono infatti aziende che producono direttamente per il consumatore finale (B2C), quali ad esempio quelle del distretto dello Sportsystem di Montebelluna e vi sono moltissime aziende (la maggior parte) che produce per grandi brand. Il Veneto resta ancora un territorio in cui è concentrata la produzione delle maggiori griffe mondiali, per l’enorme qualità delle conoscenza tecnica accumulata, per l’elevatissima artigianalità delle lavorazioni. 04/01/23 La trovi anche su: www.confartigianato.veneto.it Proprio questa caratteristica ha consentito una ripresa più veloce dopo il doppio shock Covid – conflitto ucraino. Molte aziende italiane che producevano direttamente per grandi mercati quali quello russo non hanno ancora recuperato il proprio posizionamento competitivo.” E lo dimostrano i dati del mercato del lavoro. Se la disoccupazione nel 2022 scende al 4,1 (contro il 4,7 del 2021) le assunzioni nei settori moda crescono mediamente del 50% rispetto al 2021, recuperando il crollo del biennio 2019-2020. E l’altro dato interessante è che il settore garantisce perfettamente la parità di genere: le assunzioni di personale femminile superano di oltre il 40% quelle del personale maschile.
Bottoli su questo puntualizza “Purtroppo il settore soffre della carenza di figure sia a rimpiazzo dei pensionamenti che per le nuove professionalità. Sono conseguenze del calo demografico ma anche della “liceizzazione” degli ultimi decenni e la scarsa attenzione delle Istituzioni nazionali alle scuole professionali e tecniche. E nonostante lo sforzo della Regione, che ha dedicato un ITS (plurilocalizzato in Veneto e Lombardia) al mondo della moda, questi numeri non sono ancora sufficienti a garantire quel naturale ricambio generazionale che può mettere a rischio la sopravvivenza del settore È un ambito in cui il Tavolo della Moda è attivo a fianco dei competenti Assessorati Regionali per supportare tutte le attività di orientamento utile a invertire questo trend. Un altro tema forte è la tutela del made in Italy. Non è facile restare competitivi in un mercato globale – afferma Bottoli – dove molti attori non rispettano le regole, mettendo su mercati prodotti privi di quelle garanzie qualitative che sono richieste alle nostre imprese.
E qui Bottoli, noto per la sua perenne battaglia per il Made In Italy e contro la contraffazione, ed il Tavolo Della Moda ribadiscono l’appello alle Istituzioni nazionali affinché vengano rafforzati i controlli a livello comunitario delle merci che rientrano in Europa e successivamente in Italia perché il rimanere competitivi è impegno dei nostri imprenditori ma sta allo Stato garantire pari condizioni ed ancor oggi il Made In Italy è contraffatto su larga scala a livello internazionale. Non poteva mancare una riflessione finale sul tema della sostenibilità, altro trend da sempre presente nel settore ma che ora – anche per un reale cambiamento nel comportamento dei consumatori – sta diventando vitale per il settore. In base a una recente indagine di Confindustria Veneto su alcune imprese del settore, gli investimenti in innovazione sono centrali per le aziende del settore e tra questi gli investimenti nel processo e nei prodotti legati alla sostenibilità sono ritenuti essenziali dalle aziende. Conferma Bottoli: il tema è fondamentale sia per aziende che producono per il cercato finale sia per le aziende che producono per i brand del lusso, che sempre più richiedono l’adozione di protocolli volti a garantire la sostenibilità dei prodotti e dei processi. E indubbiamente un mondo diverso e più complesso ma che il nostro settore sta affrontando con grande capacità di cambiamento e visione. Proprio dalla sostenibilità potrebbero nascere nuove opportunità che valorizzeranno la qualità e la responsabilità sociale delle nostre imprese.